Il mare era piatto, il tramonto perfetto. Paradise era lontana, a malapena visibile. La Ann Mary ferma sull’acqua, la ciurma radunata sul ponte.
«L’ultimo pezzo della chiave per Haven è al collo di un uomo che arriverà su Paradise domani mattina» spiegò Jack. «Noi glielo ruberemo domani sera.»
«Nel frattempo rimaniamo qui?» chiese Jaime, e il capitano fece cenno di sì col capo.
«Capitano, la signora del Bean…» cominciò col dire Nolan, impacciato. Jack lo interruppe.
«Sì, doc. Sora era un membro della ciurma di Warden» disse. «Loro hanno trovato Haven; ma, prima che me lo chiediate, la risposta è no.»
«Sei sempre il solito» intervenne Bonnie. «Avresti potuto domandarle qualunque cosa, e invece hai scelto di affrontare quest’avventura senza la benchè minima indicazione».
«Veramente» esclamò Will, «le abbiamo chiesto di rivelarci tutto, ma non ha voluto. Non c’è stato modo.»
Per qualche secondo la ciurma rimase in silenzio. Rob, vedendo le loro espressioni deluse, capì e cominciò a ridere fragorosamente.
«Andiamo avanti senza fermarci, ragazzi» disse, e Will gli diede una pacca sulla spalla.
«Lasciate che vi spieghi come stanno le cose» esclamò il capitano. «Stiamo per creare un bel po’ di casino, quindi sarà meglio farlo per bene.»
Il frammento a forma di freccia era stato dato a Sora dal capitano Warden in persona. Tuttavia, quell’oggetto era per lei una reliquia difficile da gestire. Così, aveva deciso di darlo via in uno scambio con un mercante dell’associazione, spacciandolo per un manufatto di poco valore. Sperava che, una volta messo in circolo, sarebbe finito chissà dove e sarebbe stato introvabile per chiunque.
A volte però, le coincidenze della vita permettono il verificarsi di eventi davvero improbabili. Quel mercante, colpito dallo scintillio della freccia e dalle particolari rune incisevi sopra, aveva deciso di farne un pendaglio e l’aveva tenuta per sé. Qualche tempo dopo, lui e il suo socio si erano recati su Yellow e, una sera, la loro strada aveva incrociato quella della giovane e bella figlia di un contadino locale. Gli eventi che ne erano seguiti avevano portato alla morte del socio, alla fuga di uno schiavo e alla presa di potere del mercante.
«Cohm, membro di spicco dell’associazione dei mercanti e attuale reggente di Yellow, è il nostro bersaglio» esclamò Jack.
«Un reggente che lascia la propria isola?» domandò Nolan incredulo.
«Viene qui spesso, a quanto pare» rispose il capitano. «È un uomo molto potente, al punto da tenere sotto scacco l’oligarchia di Yellow. Tuttavia è debole al vizio.»
«In pratica mentre i cani fanno la guardia, il padrone se ne va in giro a fare il maiale» esclamò Bonnie, con espressione disgustata. «E gli abitanti della sua isola non ne sanno nulla.»
«Più o meno è così» disse Jack. «Ora, ecco cosa faremo.»
Il capitano spiegò la strategia che aveva ideato per recuperare la freccia.
A cena i ragazzi definirono i dettagli, poi andarono a letto. Will però non riuscì a prender sonno. Perciò, a un certo punto, decise di alzarsi per prendere una boccata d’aria. Si appoggiò alla battagliola e cominciò a guardare le stelle. Non c’erano nuvole, solo il luccichio degli astri lontani e il candore della luna.
«Guardi sempre il cielo, amico mio» gli disse Jack, raggiungendolo. Nemmeno lui era riuscito a prendere sonno.
«Invece io non posso fare a meno di guardare il mare» continuò, indicando l’oceano. Quella notte le acque erano straordinariamente calme. Limpide e cristalline, riflettevano la luce del cielo notturno come uno specchio. Per un attimo, ai due pirati sembrò che la loro nave fosse sospesa nel firmamento e che potesse solcare la volta celeste da un momento all’altro, svelandone i misteri.
«Che notte fantastica» sospirò Jack.
«Si, lo è proprio» concordò Will.
I due rimasero per un po’ in silenzio a godersi il momento. Jack sapeva che l’idea di rivedere Cohm metteva il suo compagno a disagio, così decise di raccontargli una storia.
«Non ti ho mai parlato» esclamò a un certo punto, «di come l’ho incontrata.»
Will rimase in silenzio ad ascoltarlo.
«Io e David abbiamo sempre desiderato partire e vivere per mare» raccontò il capitano. «La distruzione di Hevalon ci aveva mostrato quanto grande fosse il mondo. Cam Sawaki invece ci aveva insegnato che la volontà rende gli uomini capaci di superare qualunque ostacolo.»
Jack e David erano partiti una notte come quella dal porto di Talk, pronti a vivere avventure di ogni genere.
«I primi due mesi furono straordinariamente difficili» continuò il giovane. «Fortunatamente, David si dimostrò un marinaio eccezionale.»
«Tu sai a malapena nuotare» intervenne Will ridendo.
Jack annuì sorridendo, poi proseguì: «Durante una tempesta, avvistammo una nave in lontananza. Era stata data alle fiamme e pareva non si fosse salvato nessuno. Stavamo per andarcene, quando a un certo punto la vedemmo».
Aggrappata a un barile, esausta, i due avevano scorto una giovane donna di colore. L’avevano salvata e rifocillata.
«Elena» esclamò Will.
«La sua nave era stata attaccata, lei si era salvata per miracolo e aveva perso tutto» disse Jack. «Ma era una donna forte. Persino in un momento del genere riusciva a sorridere, a vedere il lato positivo. A essere ottimista.»
«Doveva essere straordinaria.»
«Io e David ce ne innamorammo. Le chiedemmo di unirsi a noi e lei accettò.»
I tre avevano viaggiato insieme per un po’ e tra loro s’era creato un legame molto forte. Fino a che, un giorno, erano sbarcati su Yellow e lì David aveva preso una decisione.
«Mi disse che l’avrebbe sposata e che avrebbe vissuto una vita tranquilla sull’isola» raccontò Jack. «Che dal primo momento in cui l’aveva vista non aveva desiderato altro.»
«Immagino tu non l’abbia presa molto bene, vero?» chiese Will.
Il compagno annuì e poi rispose: «La verità è che anche io ero innamorato di Elena, ma amavo di più viaggiare per mare. Quando capii che David aveva deciso di rinunciare a tutto per stare con lei, mi resi conto che non aveva più bisogno di cercare la felicità per mare insieme a me. L’aveva trovata in quella persona. E allora non potei far altro che accettarlo.»
Tuttavia, poco dopo era accaduto qualcosa di terribile. Una cospirazione, frutto delle ambizioni di alcuni cacciatori di pirati e parte dell’oligarchia di Yellow, aveva condotto sull’isola una nota banda di pirati. L’obiettivo era creare caos, e approfittarne per tentare un colpo di stato. Così, decine di farabutti si erano riversati nelle strade appiccando incendi, razziando beni e provviste. Un gruppo di loro aveva notato una piccola pensione fuori mano. Dentro c’erano Jack ed Elena.
«Non ne fui in grado» esclamò Jack con occhi lucidi. «Ci provai con tutto me stesso, ma non riuscii a salvarla. E se non fossi arrivato tu, Will, sarei morto anche io.»
I due rimasero per qualche secondo in silenzio.
«Sai, a dire il vero non so proprio cosa mi spinse a intervenire in quel momento» esclamò Will. «Essere uno schiavo mi aveva trasformato nell’ombra di me stesso. Non provavo nulla, non sentivo più niente.»
«Lo facesti perché avevi una disperata voglia di tornare a vivere, e di lasciarti il passato alle spalle» disse Jack mettendogli una mano sulla spalla. «Perché sei una persona buona. Perché sei forte. E l’unica cosa che può fermarti sei tu stesso.»
Will non aveva mai avuto una grande stima di sé e anche quella notte faceva fatica a credere in sé stesso. Ciononostante, aveva deciso di credere nel suo capitano e quelle parole non fecero altro che ricordarglielo.
«Grazie» disse sorridendo, e Jack ricambiò il sorriso. Poi tornò ad ammirare il mare.
«Anche nei momenti peggiori, lei rideva» ricordò. «Era ottimista, guardava sempre al futuro. Per questo, dopo la sua morte, e dopo ciò che fece David, decisi che ti avrei liberato a qualunque costo per portarti con me e proseguire il mio viaggio.»
Il capitano stiracchiò le braccia e si allontanò, dicendo che sarebbe andato a dormire. Prima di entrare in cabina, gli rivolse un ultimo sguardo.
«Sono partito da Talk con un amico. Ci sono ritornato con un fratello» disse. «E poi Bonnie, Robbie, la piccola Jaime e questa bellissima nave che ha costruito per noi. E Nolan. Voi tutti siete divenuti la famiglia che ho sempre desiderato.»
Il mattino seguente, così come da indicazione di Sora, la nave di Cohm sbarcò su Paradise. Insieme a lui c’erano alcuni cacciatori di pirati a fare da scorta. Durante il giorno, il mercante incontrò le Lilian per trattare la compravendita di schiavi. Nel pomeriggio invece, lui e il suo seguito si recarono al Taidon, il locale gestito direttamente dal capitano delle piratesse, la terribile May Hawley.
Durante quella serata nessuno si accorse che tra le cameriere c’era anche Bonnie, infiltratasi grazie a un contatto di Sora. Il suo compito era semplice: aspettare che tutti fossero abbastanza ubriachi da rubare la freccia indisturbata, per poi fuggire passando tra le palafitte insieme a Rob e Will, che l’aspettavano nascosti proprio sotto al locale.
Dopo una lunga attesa però, i due ragazzi decisero di affacciarsi a una delle finestre, preoccupati. Videro la loro compagna incatenata vicino al trono sulla quale sedeva May Hawley.
«Sei stata brava, hai fatto un solo errore» disse quest’ultima. «Per quanto io beva, non mi ubriaco mai.»
«Ma il tuo alito puzza lo stesso come un cadavere putrefatto» le rispose Bonnie, prendendosi in tutta risposta un violento schiaffo.
«Mi divertirò un sacco con te» esclamò soddisfatta Hawley.
Rob fu tentato dall’intervenire, ma Will lo tenne a bada. Oltre a un nutrito gruppo di piratesse, nella stanza c’erano anche Cohm e i suoi cacciatori.
«Non è il momento per colpi di testa» osservò Will. Ma fu proprio in quel momento che la porta del locale si aprì, e Jack fece il suo ingresso.
«Buonasera, signori e signore» esclamò spavaldo. «È qui la festa?»
Immediatamente le piratesse e i cacciatori si alzarono in piedi e lo circondarono, ma prima che potessero mettergli le mani addosso lui tirò fuori dalla tasca una sfera di metallo.
«Piano, piano. Lo sapete cosa è questa?» domandò.
Per un istante, l’intera sala ammutolì e tutti rimasero fermi. Poi Hawley ordinò al personale del locale di andare via.
«Dove l’hai presa quella?» esclamò, osservando Jack palleggiare con quello strano oggetto. Si trattava di un’arma, una granata risalente all’epoca precedente.
«La tenevo da parte proprio in occasione del nostro incontro, May Hawley» rispose il ragazzo. «Devo dire che le leggende sul tuo conto non ti rendono giustizia. Sei veramente brutta.»
«Credi forse che ti lascerò andar via dalla mia isola, pidocchio?!»
«Comincia col liberare la mia compagna.»
Dopo aver esitato abbastanza, Hawley decise di liberare Bonnie dalle catene e la accompagnò personalmente vicino a Jack.
«Te ne farò pentire, Jackson!» disse sputando la donna.
«Non credo proprio» replicò Jack. Poi tolse la sicura alla granata e la spinse in bocca alla piratessa. «Addio!»
Prese Bonnie per mano e uscì di corsa dal locale. Pochi secondi dopo, la granata esplose.
J. Runner
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